Stalking: quale stalker, quale vittima?

Stalking: quale stalker, quale vittima?

Lo stalker è definito dall’art 612 bis cp come colui che, con condotte reiterate, minaccia o molesta taluno in modo da cagionare un perdurante e grave stato di ansia o di paura, ovvero da ingenerare un fondato timore per l’incolumità propria o di un prossimo congiunto ovvero da costringere lo stesso ad alterare le proprie abitudini di vita.

Stalking quindi altro non è che il termine inglese per una condotta già nota in ambito psicopatologico forense da lunghissimo tempo e ora particolarmente in auge: la c.d. sindrome del molestatore assillante. Tale termine descrive molestie che generalmente consistono in corteggiamenti ossessivi, telefonate continue e spesso interrotte, pedinamenti, invio di doni o anche gesti vandalici e violenti, violazioni di domicilio e financo lesioni personali.

La vittima preferita è solitamente di sesso femminile ma non sono rari i casi che riguardano i vicini di casa, personaggi dello spettacolo, colleghi di lavoro o soggetti con ruoli istituzionali. In alcuni casi la ricerca vittimologica individua nella vittima problemi psicologici più o meno consci per cui pare mantenere con il molestatore una sorta di perverso legame fatto di ambivalenze, fraintendimenti, rifiuti verbali ma non emotivi e collusività sadomasochistiche varie. Nella stragrande maggioranza dei casi si osserva invece lo sviluppo nella vittima di quadri reattivi a componente ansioso depressiva più o meno incisiva, con condotte di evitamento fobico, disturbi di panico, aumentata reattività, alterazioni del sonno, incubi, perdurante stato di allarme e ritiro sociale che possono portare fino allo stabilirsi di un vero e proprio danno psichico.

Gli stalker sono invece spesso soggetti con una grande insicurezza del Sé, incapaci di elaborare la ferita inferta da un rifiuto di qualche natura che finisce per scatenare in loro una incontenibile rabbia distruttiva (molestatore respinto) o l’instaurarsi di una visione persecutoria ai loro danni. Una categoria particolarmente patologica è poi quella rappresentata da soggetti con difficoltà relazionali così profonde da non riuscire ad avvicinare una partner sessuale in maniera normale.

Circa la psicopatologia dello stalker si deve ribadire la complessità di una sindrome che affonda le sue radici in diverse tipologie cliniche, potendo evidenziare: dei disturbi di tipo ossessivo-compulsivo con aspetti di sadismo, delle nevrosi fobiche ipercompensate e controcostrittive, dei disturbi di personalità prevalentemente antisociali, narcisistici e borderline, un disturbo delirante con delirio erotico, un ritardo mentale e persino dei correlati comportamentali di danni organici cerebrali.

Al di fuori della franca patologia la personalità del molestatore può apparire come superficialmente piacevole, accattivante, convenzionale e socievole ma ad analisi più approfondita si rileva cinismo, egocentrismo, mancanza di empatia, manipolatività, isolamento, assenza di rimorso, insensibilità e ricorso sistematico alla menzogna. In altre parole in diversi stalker si rilevano molti tratti tipici della personalità psicopatica. Non di rado sono poi presenti in questi soggetti degli estesi sentimenti di impotenza, inferiorità, permalosità, ipersensibilità, scarsa autostima e visioni persecutorie di sé stessi, spesso ipercompensate da un bisogno di farsi valere e sentirsi valorizzati.

Circa le motivazioni che più di frequente animano il molestatore assillante riscontriamo la vendetta, il rancore, un distorto senso di ruolo maschile, l’onta al proprio onore, la promessa non mantenuta, la gelosia. Queste tematiche sostengono cosi una spesso irrealistica richiesta di attenzioni, a volte in chiave “risarcitoria”, rassicuratrice, rinforzante.

A livello di valutazione rimane importante il ricorso ad approfondimenti psicologico forensi sulla vittima, al fine di rilevare sotto il profilo penale il “perdurante stato di ansia o paura” richiesto dal codice per poter sostanziare questo tipo di reato, ma anche con lo scopo di quantificare in sede civile l’entità del danno psichico subito dalla stessa e quindi del giusto risarcimento.